Categoria: Blog

I don’t like mondays (tell me why?)

Stamattina mi trovavo immerso mio malgrado in alcune considerazioni importanti. Importanti per me, sia chiaro, poi che siano condivisibili è un altro paio di maniche. Mi sono svegliato con una serie di pensieri complessi sulla necessità di fare innovazione nel mio settore, mi chiedevo se sia oggi realmente richiesto uno sforzo per innovare o se tutto ciò che proponiamo vada accettato a prescindere. Perchè alla fine è questa la sensazione che mi pervade sempre più spesso. Ovvero di stare dentro a un calderone che gira all'infinito. Pensavo al mio modo di prendere decisioni importanti, specie ai metodi che uso per conferire una priorità ai progetti e come giustificare la loro valenza in termini di proposta. Nulla di più difficile. Alla fine ho pensato a Bob Geldof, che in uno dei suoi preziosi momenti di lucidità parla di azioni senza senso. Il brano I don’t like mondays, ispirato ad un fatto di cronaca reale ci spiega come alcune idee, benché prive [...]
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Design, spazio ed empatia.

Quante volte ci troviamo faccia a faccia con le decisioni? E quante altre volte Interpretiamo male le parole che ci vengono dette? E quante altre volte non capiamo il senso sottile di frasi e concetti che ci vengono riferiti, utili per la nostra crescita personale e professionale? A tutti è capitato di dover interpretare qualcosa, un essere umano è un grande calderone di ragione ed istinto, in percentuali differenti a seconda di tante questioni.  Fattori personali e sociali, esigenze di diverso ordine e grado stimolano la nostra comunicazione in ambiti spesso imprevisti. E perciò anche imprevedibili. Ma c’è una cosa che possiamo prevedere, c’è un fattore che ci contraddistingue dal puro istinto del mondo animale e che ci dà un vantaggio, giorno dopo giorno. E questo dettaglio di per sé inclusivo si chiama empatia. Che non ha nulla a che fare con la simpatia o l’antipatia, sentimenti comuni e che creano modi di ragionare e di fare anche collettivi. L’empatia [...]
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Un installatore di utopie positive.

Oggi ho preso una lunga, lunghissima pausa, ho pulito lo studio. Voi non avete idea di quanto sporca un architetto che progetta ceramiche. Qualcuno dalle finestre aperte sulla strada mi ha visto stendere tre metri di carta da schizzo sopra i tavoli da disegno e iniziare a canticchiare tra me e me. Ieri avevo disegnato per ore, serata compresa. Ed ho pensato a lungo all'architettura, ma a quella che sa di composizione, di "fatica" come diceva Carlo Aymonino. Ho pensato ai monumenti, alle fontane, e mi tornavano a mente i segni dell'architettura che ho disegnato fino allo stremo delle forze per capirne il significato, la sintesi nella profonda e corretta sintassi, ho pensato a Kahn, a Scarpa, Mies, all'ingenuità coinvolgente di Van Doesburg, a Paolo Soleri, ho pensato a Eisenman di quando "aveva i calzoni corti" come dice il mio prof Paolo Merlini, ho pensato a Sverre Fehn, Asplund e Aalto, un po' anche a Pietro Porcinai perchè vorrei tanto [...]
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Il nome dei futuri possibili.

La ceramica è un bellissimo materiale, è malleabile e si presta a tantissime cose, ma ha un difetto. Parla sempre e solo di se stessa. La ceramica parla da sempre di ceramica e niente altro, e a me questo non interessa. La ceramica può, deve oggi raccontare storie diverse dalla propria, la ceramica è per me un mezzo e non il fine. La ceramica deve raccontare di ognuno di noi, non di chi la fa. C’è chi non sarà d’accordo per ciò che dirò adesso e ci sta, visioni opposte confermano e rivelano nuove dialettiche utili al confronto e alla ricerca, il pluralismo delle visioni progettuali non mi ha mai preoccupato, anzi. C’è però da dire che oggigiorno non ci si può fermare ancora alla sudditanza del fuoco, alla rivelazione fenomenologica di uno spirito nella <materia> che è tema ormai superato dalla ricerca tecnico scientifica e dal nuovo disegno dei luoghi dell’abitare. Il mondo ha bisogno di nuove forme per [...]
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Nuovi inizi, nuove lettere dal futuro.

In ceramica alcuni dettagli sono difficili da riprodurre in termini seriali, più che di fattibilità tecnica. Tipo i dettagli dei nostri R4Robot, costruiti in digitale e stampati in 3D, prima di essere realizzati a stampo e colaggio. Molti pensano però che il processo dall’artigianato più o meno evoluto di oggi all’industria del domani, passi attraverso una semplice implementazione delle macchine e della produttività delle stesse. Prime stampe 3D per la realizzazione dei modelli di produzione del progetto R4Robot che sto seguendo per Millegradi. Nulla di più sbagliato. La soluzione sarebbe troppo semplice, sia in termini monetari che di addestramento di un ipotetico personale tecnico.  Il cambiamento della produzione ceramica deve passare dapprima per una progettazione attenta di tutti i processi, in funzione di una programmazione attenta in termini commerciali, di marketing, di costo generale e applicato ad ogni singola voce di investimento. Offrire - e offrirsi innanzitutto - buone alternative di mercato, invece che alternative di colore, verniciatura, smaltatura, forma, [...]
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Fare bene, per fare la differenza.

Particolare della chitarra n.35 - paletta FARE BENE, PER FARE LA DIFFERENZA, OVVERO: MA SIAMO PROPRIO SICURI CHE BASTA "FARE"? Questo è un dettaglio del foglio n. 35 del progetto chitarre in gres. Da che mondo è mondo a noi progettisti, designer, inventori di cose nuove viene chiesto di innovare, non di fare e basta. Quindi devi essere pronto a studiare, applicarti, provare e sbagliare anche quanto serve per perfezionare il tiro, anche se poi non sarai mai da solo a prendere la mira. Insomma non siamo mai nella condizione di dare per buona la prima, nemmeno la seconda se lavori sodo e bene. E non siamo tutti dei Guglielmo Tell, anzi. Guglielmo Tell - "buona la prima bro!" A noi gente di progetto spetta quel lavoro bastardo di perfezionare in quanto semplificare, lungo e doloroso a volte, quindi procedimento che incastra cultura ed esperienza, anche un po’ di follia e di coraggio, ma mai e sottolineo mai ci possiamo [...]
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La libreria che non c’era

Questa storia inizia nel 2008, con me disteso sul pavimento dell'azienda e in cerca di risposte. Risposte? Sì, il lavoro di un designer atterrato improvvisamente nel complicato mondo del design dell'ufficio da un mondo di progetti e di incarichi completamente diversi, è un lavoro di comprensione di un nuovo alfabeto e di gente alla perenne ricerca di soluzioni veloci e da bruciare prima di altri.Un mondo di simpatici incendiari, un po' fuori dalle autostrade del design dei fighetti e dei tempi della moda e di una clientela esigente e attenta agli sgarri più che ai meriti. Sul pavimento a prendere le misure di un piedino di regolazione della scrivania 6x3. Sei centimetri di lato per tre centimetri... e in proporzione aurea per altezza con la proiezione del segmento tracciato sul prolungamento dell'arco costruito sul... ecco avete capito che era pane per i miei denti e godevo sapere di essere entrato in una realtà che amava e seguiva metodi di disegno, [...]
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Le Macchine che Vincono la Morte – inizia il viaggio

Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno. (Guy de Maupassant) Tempo fa, in un'epoca lontana anni luce dal restyling di questo sito, qualche post più sotto, girando la testa verso una strisciata di pastelli su carta da scenografia appesi a tre metri di parete, scrissi un articolo dal titolo "La Macchine che Vincono la Morte". Scrissi dei miei disegni, del racconto che ebbi a mente, scrissi di microstorie dedicate ad ogni "macchina" protagonista in questa storia... ma non avevo ancora individuato cosa potesse diventare questo progetto. Cioè, dargli una "forma". Dare una forma alle cose è in sostanza il mio lavoro, necessita quindi di tempo - in questo caso ne è passato tanto, troppo per i tempi del design -, ma poco mi costa e poco mi costerebbe tenerlo ancora qui tra le mie mani e lasciarlo decantare negli anni, non è [...]
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Lo Zen e l’arte di scoprire la forma

Vi racconto il backstage di Zen, progettato per Ecozema®, tra ricerca e disegni, prototipi e nuove forme dell'usabilità. Zen, l'equilibrio in una mano. Perchè un tablet da catering ed happy hour? Nel 2012 sono stato invitato a partecipare a Schio Design Festival 2012, supportato da MC Works di Carlo Cappellotto e dal designer Francesco Orrico. La prima cosa che mi è stata chiesta da Armido Marana, AD di Ecozema, azienda che mi è stata assegnata dall'organizzazione dell'evento, è stata di progettare un tablet per pranzare durante gli eventi in piedi, quindi in occasione di matrimoni, aperitivi di lavoro, convegni, feste private, meeting di ogni genere e in cui la presenza del nostro tablet avrebbe potuto facilitare le operazioni di servizio da parte del catering, oltre a facilitare ovviamente la portabilità e la maneggevolezza di bicchieri, stoviglieria compostabile, posate e altro, al fine di offrire un servizio completo dall'aperitivo al dolce e consentire a una mano di rimanere sempre libera. Sia [...]
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