Tag: #democeramics #supergialloblog #design

Le macchine che vincono la morte

Tante le notti a disegnare, durante l'afosa estate di due anni fa, a volte in silenzio altre volte al suono di qualche musica che mi ha fatto viaggiare nel tempo e tra i ricordi. È stato il mio rifugio perché ne avevo bisogno, una capanna, una grotta fuori dal tempo presente. Ho pensato a tante cose, ai suoni che ha la memoria, agli uomini, alle donne, al nostro iniziare e al nostro finire, come se fossimo dominati - l'umanità - da un ciclo incessante, legato a qualcosa di regolare, quasi perpetuo ma impossibile a realizzarsi a causa della morte. Ho avuto una visione insomma, ho visto un mondo irreale fatto di soluzione ai desideri più profondi dell'umanità. Di tutta l'umanità, senza divisione tra umanità buona o cattiva, esseri umani su questa terra e basta. Niente giudizi e lo stesso carburante per tutti, la stessa idea e un unico desiderio per dare forma a quelle che ho chiamato "Macchine che vincono [...]
Continue Reading

Se vuoi costruire

Se vuoi costruire lo devi fare lentamente. Che non significa metterci tanto o poco, o andare piano, solo non devi farne sentire il rumore, a nessuno. Fuori non devono sentire le macchine, non devono afferrarne il senso, non devono sapere che pensi, non devono sentire che pendi, o che dipendi, nessuno deve sapere che piangi. Se vuoi costruire lo devi fare da architetto e devi esserne orgoglioso, e felice. Foto Markandré per Demo Ceramics, 2016 Se vuoi costruire devi lasciare andare le macchine, perchè le macchine sono la vita, tu devi amare le macchine che bruciano, che mescolano e che consumano, che fanno male, e devi fare fumo come fanno loro. Se vuoi costruire devi avere con te il metallo, la terra e la luna, se vuoi la notte te la devi comprare e portare a casa. Se vuoi costruire tieni le porte di casa ben chiuse a chiave. E non uscire. Foto Andrea Rinaldi per Demo Ceramics, 2016
Continue Reading

Il suono delle parole

 . La mia ceramica è fatta di segno e senza disegno non avrebbe motivo di esistere, lascerei semplicemente fare agli altri. Condizione essenziale per essere dei bravi compositori è conoscere la musica quindi. Non ho mai creduto nell'improvvisazione se non dopo un'accurata ricerca del proprio suono, dell'assetto ideale su cui costruire un'architettura. Così Andrea Calatroni ha improvvisato, le "Congiunzioni" che accompagnano le storie dei Markandré sono rivelatrici di un mondo coltivato nel profondo delle emozioni, come dello studio di una immagine sempre più nitida di sé, di comprensioni e incomprensioni, di amore, di eros e cadute, di improvvisate e chiarimenti. Andrea lavora con me ormai da un anno, omaggio così il suo esistere nelle mie ceramiche e del loro esistere anche per merito suo. Queste foto che ha scattato Andrea Rinaldi nell'Ottobre scorso in Piana D'Oriente da Renata Bonfanti, testimoniano carattere, felicità, lo stare in piedi dominando con l'ironia, cose che fanno un ritratto quasi dadaista di Andrea Calatroni, ritraendone [...]
Continue Reading

C’è un posto dove vado

C'è un posto lontano dove vanno a finire i pensieri al termine del giorno. Alcuni la chiamano malinconia, altri si abbandonano semplicemente non preoccupandosi delle definizioni e si lasciano alle sue carezze, ascoltandola sussurrare. In questo posto dove non vivono semplicemente le memorie e la nostalgia ma si trasformano i fatti, le repliche dei giorni, in questo posto duro come un sasso dove sedersi al termine di un duello col giorno, si possono incontrare le certezze di cui non si parla a nessuno, le verità dalla testa dura e la saggezza di pochi gesti imparati troppo tempo fa. Nel posto della sera, a sedersi con te ci sono i colori, liberi come non lo sono mai stati prima, perché non li stai vedendo ma li hai dentro, ti stanno scorrendo nelle vene mescolandosi nel rosso del sangue, facendosi verde dei prati e blu delle acque tutte insieme, giallo dei riflessi degli occhi al tramonto o carminio come la pelle sotto l'insegna di quel locale, [...]
Continue Reading