Piccoli domani

In pochi sanno che la linea che ho chiamato Toys è composta da ben ventidue pezzi. Sì, ventidue, avete capito bene… poi diventati undici, praticamente la metà. Sono stati disegnati nell’arco di poche ore in una piovosa serata di Aprile, ancora nel lontano 2009. A Settembre dello stesso anno sarebbe nato mio figlio Giovanni, sì è lui lo splendido ragazzino protagonista del primo lavoro fotografico di Demo Ceramics a nome Markandré.
Sta il fatto che i Toys sono nati al termine una lunga crisi professionale e di ricerca, mi sentivo svuotato, ogni stimolo mi scorreva addosso come pioggia e se ne andava lasciandomi prosciugato. Ero lento, spogliato dei miei pensieri, stanco per una lavoro durato più di un anno e che mi ha calato nei difficili panni di art director per una grande azienda veneta, oltre all’onere pericoloso e difficile di salvare un loro brand dal fallimento imminente. Ci riuscii, anche per merito di un team che mi seguì passo passo, ma stanco quale ero non riuscivo a disegnare, non inventavo più nulla. Troppi stimoli, troppo lavoro senza pause, un bombardamento continuo di segni, tecnologia, materiali, viaggi e insomma… un mondo pieno e ricco di cose mie, ma alle quali avevo lasciato anche molte forze. Forse troppe a questo punto.

Giovanni ritratto dai fotografi Markandré per Demo Ceramics, Maggio 2016

Decisi così di reagire. Dopo Pasqua, momento quasi simbolico per parlare di “resurrezione”, svuotai mattoncini colorati e Lego sul tappeto di casa e mi impegnai a costruire. Non disegno quindi, bensì composizione diretta di forme e colori, l’una imprescindibile dall’altra, sposi ineccepibili di un mondo che coniugava la resistenza del legno e della plastica con il mistero distante e lucido delle vernici, i veri pigmenti presenti in tutte le nostre cose e nelle nostre case.
Costruii forme e costruendo ininterrottamente per intere serate mi riappropriai un po’ alla volta dei miei segni e dei miei sogni (immaginate la felicità di mia moglie al quarto mese di gravidanza nel vedere il marito completamente immerso in attività da infante), lasciai libere quelle insicurezze che mi incatenavano ai segni a cui mi ero collegato durante l’ultimo anno e mezzo di lavoro, feci così carburante buono per tornare ad essere me stesso. I Toys sono nati così, ora ve l’ho raccontato, sono dedicati al mio Giovanni, così si ricorderà che anche il suo papà non è mai stato perfetto, che la perfezione non esiste per rimanere costantemente in evoluzione e pronti al cambiamento, così facendo si assorbe e si rilascia trattenendo sempre qualcosa. E che nella vita è bene decidere di fare un bel reset quando serve, per poi ripartire a dare un calcio nel culo ai pregiudizi, per tenere stretti i dubbi come le sicurezze e tutto l’amore che hai.

Ora, dicevo, sono undici disegni. Qui sotto vi metto il foglio in cui all’epoca riunii tutti i prospetti di queste ceramiche in cui sono fusi mattoncini e colori, a formare amanti, contenitori escatologici e metafore della vita, della morte, dell’eros. Il tutto o quasi viaggiante su ruote e tenuto insieme da incastri possessivi, vicini al cuore, lunghi nel tempo da sembrare eterni.
Di questi undici pezzi ne ho prodotti tre, Pull-Lovers, La Casa Nuova e Ovosapiens che conoscete già, presenti tutti e tre nella Collezione Permanente di Demo Ceramics, e gli altri? Dormono secondo voi?

Schizzo riassuntivo per la serie TOYS, 2009

No, proprio per nulla. Li ho coltivati e tenuti stretti per tutto questo tempo, ci ho fatto tanti film e racconti e col tempo avuto a disposizione ad un certo punto mi sono chiesto se non fosse il caso di permettere a questi mattoncini di tornare a casa.. di tornare in una mano! Proprio così, sono piccoli, sono diventati piccoli domani come il protagonista de La freccia del tempo di Martin Amis, perché dopo tutto questo tempo Pull-Lovers, La Casa Nuova, Ovosapiens e le new entries Mother Oh Mother e Perfino riavranno dimensioni simili ai miei schizzi su carta, per tenere la felicità nel palmo di una mano, pochi centimetri per trattenere la felicità e non lasciarla scappare.
Ad occhio e croce entro la fine di Maggio avremo i primi pezzi, ma vi terrò come sempre aggiornati, tant’è che abbiamo già ricevuto varie proposte per presentare il nuovo progetto, ad iniziare dal nostro meraviglioso Paese.

La Casa Nuova – courtesy Vincenzo Vedovato Fotografo, 2013

Parlo al plurale perchè ho dei compagni meravigliosi e bravi che mi seguiranno in questa nuova avventura, Andrea Calatroni e Alessandra Ciccotti.
Il primo ha scritto già per me, Andrea è infatti l’autore di Congiunzioni, ovvero le meraviglie compositive a cavallo tra prosa e poesia che fanno da testo all’intera Collezione Permanente e alle Edizioni Limitate 2016/2017, presentate nell’Ottobre scorso nello storico laboratorio di tessitura di Renata Bonfanti.
Alessandra Ciccotti è una scrittrice raffinata nel ruolo di architetto, un po’ come io sono un disegnatore di cose varie nel timbro di un architetto della provincia di Vicenza, è un’amica di penna e di social network, tant’è che vi sembrerà un po’ strano, ma io ed Alessandra non ci siamo mai visti di persona. Telefonate, Skype, servizi di messaggistica vari ed eventuali ci hanno fatto incontrare ed hanno creato anche così un’immagine di ciò che stiamo facendo ora insieme, o meglio di ciò che lei sta facendo per me.

Andrea Calatroni e Alessandra Ciccotti, autori di “Piccoli domani” per Demo Ceramics, 2017

I testi definitivi di Alessandra e Andrea mi sono stati spediti la settimana scorsa mentre ero in viaggio tra Torino e il Salone del Mobile di Milano, testi che ho letto tra la folla di Via Brera, in un cammino che si è rivelato sorprendente per lo straniamento dal baccano di mondo poliglotta e internazionale che ogni anno io amo tanto, poi un avanzare spaesato e commosso mi ha portato in un angolo a far finta di avere moscerini negli occhi, per farmela passare alla fine con un Pimm’s in solitaria.

Andrea ed Alessandra hanno scritto anch’essi in solitaria, senza guardarsi l’uno con l’altra ma interpretando le foto e i disegni dei modellini che ho spedito loro, accarezzando fantasie, memorie, solcando mari di immaginazione, pronunciando parole per la mente e per il cuore. Il tutto fortemente maschile da un lato, altrettanto fortemente femminile dall’altro. Ne è uscita un’opera tenera e grande, come un tempio di luce che puoi attraversare e dal quale attraversare ti fai, ritrovando immagini  e ricordi di te stesso, in cui ognuno di noi troverà una parte di sé. 

Di questo ne sono certo, ve lo prometto, l’attesa sarà ancora breve e Piccoli domani – questo il titolo definitivo che queste splendide scritture hanno dato al progetto intero – staranno finalmente nel palmo della vostra mano.
Come nel mio.

 

Share